È solito pensare che all’interno di una comunità si condivida uno stesso sistema linguistico, eppure non è sempre così. Presso un singolo, una famiglia o di una comunità possono convivere più sistemi linguistici. Di qui nascono i termini bilinguismo e diglossia.

Quali sono le differenze?

Le due terminologie possono sembrare molto simile, ma descrivono in realtà due situazioni diverse.

Si parla di bilinguismo quando un singolo o una comunità usano lingue diverse che svolgono pari funzioni, senza avere qualche forma di prestigio. Ad esempio, se all’interno di un nucleo familiare i genitori parlano due lingue differenti, il bambino bilingue acquisisce da subito la padronanza di entrambe le lingue in egual misura.

Con bilinguismo monocomunitario si fa riferimento a un’intera comunità in cui tutti gli individui che la compongono parlano due lingue. È il caso di zone italiane in cui si parla italiano e francese (ad esempio Val D’Aosta) o italiano e tedesco (ad esempio Trentino Alto-Adige).

Nei casi di diglossia, invece, le due o più lingue non sono percepite come equivalenti e, dunque, non possono essere utilizzate nelle stesse situazioni. In questi casi, una delle due lingue è definita lingua standard o alta, perché impiegata formalmente e insegnata a scuola. L’altra, definita bassa,viene acquisita spontaneamente dalle persone e utilizzata in contesti informali (è l’esempio di molti dialetti italiani).

L’importanza di un traduttore bilingue

Il traduttore si occupa di interpretare e tradurre testi di ogni tipologia, a partire da articoli fino ad arrivare alla narrativa. È importante che il traduttore conosca i vocaboli e i termini della lingua madre e di destinazione in modo da fornire una traduzione il più equivalente possibile. Per questo motivo, si ricercano spesso traduttori madrelingua o bilingue. Grazie all’ambivalenza della lingua, i traduttori bilingue sono in grado di rispettare ortografia, grammatica e allo stesso tempo il tono e lo stile del testo originale